Già nel 2018, quando il progetto di una fondazione per le Opere Complete di Sri Aurobindo iniziò a prendere forma in alcune riflessioni condivise tra amici nelle serate di una estate al mare, ci rendevamo conto che, pur essendo una idea valida ed in un certo senso grandiosa, dovevamo affrontare una serie non piccola di problemi.

Tra questi, spiccava il fatto che l’impresa spirituale aurobindiana in Italia fosse rimasta al centro dell’interesse solo di alcune migliaia di ricercatori spirituali italiani e fosse di fatto rimasta  in un non precisato dimenticatoio della coscienza collettiva attuale, luogo speciale dell’oblio in cui si conserva magari memoria del Maestro ma se ne  ignorano gli Insegnamenti.

Varie erano state, negli anni, le pubblicazioni  in lingua italiana di diverse opere di Sri Aurobindo,  come anche erano stati stampati diversi titoli di Mère, la Madre e di uno dei loro discepoli più noti come Satprem.

Ricordiamo tra gli editori  che si sono cimentati la pioneristica Arka, le Edizioni Mediterranee di Gianni Canonico,   Astrolabio Ubaldini e la piccola aria nuova. Invariabilmente le vendite di tutti i diversi titoli erano state lente e faticose e, ad eccezione di qualche temporanea fiammata di interesse, le copie rimanevano invendute nei magazzini, sconsigliando una maggior attenzione da parte degli editori italiani e generando negli anni un cronica lentezza nelle ristampe dei volumi esauriti che spesso costringevano il lettore italiano a non poter leggere per anni le stesse opere più rilevanti.

Di tali esiguità di vendite e di scelte da parte dei lettori ne sono stato direttamente testimone durante i quasi 40 anni di attività di distribuzione di editoria spirituale e penso che basti questo dato di fatto, ormai storico, per  dissuadere chicchessia dall’idea che questa idea che ora presentiamo – O.C.S.A.  – sia basata su una speranza o progetto di  semplice tornaconto economico.

L’Italia, storicamente, non brilla certo per numero di lettori,  ma niente aveva potuto neanche la diffusione della cultura new age che aveva pure ampliato le cerchie dell’interesse culturale a nuovi lettori e nuove generazioni portando schiere di seguaci a quasi ogni guru e sciamano tradotto.

Tra coloro che per primi avevano letto e studiato Sri Aurobindo e Mère, si era diffusa del resto una certa consapevolezza di far parte di una avanguardia che riteneva di aver trovato l’insegnamento sopra gli insegnamenti e “lo yoga che inizia dove tutti gli altri yoga finiscono”.

Io stesso personalmente avevo scoperto Sri Aurobindo in gran ritardo dopo già alcuni decenni di studi ed interessi metafisici e quando lo scoprii rimasi comunque abbagliato dalla vastità, dalla profondità e dal coraggio del suo pensiero “supermentale” sublime in poesia come in prosa e filosofia.
Leggendolo, si accelerò in me la formazione di una sintesi interiore e mi resi conto che tanti altri autori e opere così come altrettante esperienze di vita, avevano di fatto costituito, per me,  un naturale e necessario esercizio per poter comprendere e assaporare realmente la visione aurobindiana.

Molta, tra la migliore ricerca spirituale contemporanea e new age, portava vicino a conclusioni parzialmente simili a quelle di Sri Aurobindo, eppure la sua opera restava appannaggio di pochi e i più ignoravano l’importanza del lavoro straordinario compiuto da Sri Aurobindo e Mère.

Pochi anni prima avevo lavorato alla revisione editoriale di un testo di Mariana Caplan (Tra Cielo e Terra, gli errori della ricerca spirituale e le pretese premature di illuminazione) che  mi aveva aiutato a considerare e in un certo senso a classificare la gran parte degli errori compiuti dai ricercatori spirituali nel corso della loro personale crescita interiore. Tra i vari fattori avversi ad un reale compimento spirituale vi era la zavorra culturale ed egoica  di una montagna di libri e insegnanti che andavano a ricoprire e talvolta ad occultare gli scritti dei grandi maestri e insegnanti così da renderli non più conoscibili.

Anche se 100 anni prima dell’esplosione della New Age contemporanea Sri Aurobindo aveva già affrontato, sviscerato e risolto i più grandi problemi delle due culture tra cui era scresciuto, la cultura orientale spiritualista e la cultura occidentale materialista. Ma, eccezioni lodevoli a parte (Aldous Huxley lo definì il Platone delle generazioni future) la scena culturale mondiale doveva macinare ancora insuccessi su insuccessi e ben due conflitti mondiali, per arrivare ad avere un primo barlume  della grandezza della sua ispirazione.

Ed io, personalmente, avevo dovuto leggere qualche migliaio di volumi  e conoscere innumerevoli persone e personaggi nel corso di conferenze, seminari e simili, per imparare a distinguere tra spiritualità reale e spiritualità presunta ed arrivare a comprendere che spesso, dietro il molteplice e infinito gioco delle forme non vi è sostanza alcuna, anzi il tutto si era configurato come un lungo apprendistato per arrivare a comprendere come, anche in ambito spirituale, il tratto saliente della nostra epoca non fosse solo tanto il risveglio della coscienza quanto una più diffusa falsificazione del tutto, della coscienza e della spiritualità stessa.

Gli eventi di questi ultimi anni rivelano quanto si stia globalizzando il controllo dell’umanità da parte di alcune élite finanziarie e non solo, e parallelamente a ciò, vada estendendosi una progressiva falsificazione di ogni ambito: naturale e spirituale, locale e storico, un contesto nel quale avanza l’ipotesi di una cultura transumana che intende compiere la falsificazione finale dell’essere umano e la sua riduzione ad appendice di intelligenze artificiali e tecnologiche.

E questo tentativo è esattamente l’opposto della sacralizzazione della vita auspicata da Sri Aurobindo, in cui superato l’inganno di una natura traditrice e illusoria, spetta all’umano, quale ultima possibilità di salvezza,  il compito di realizzare la meta  della sua natura più profonda, quella divina.

Ma allora, se è così, tutto torna, ecco spiegato il motivo recondito per cui una cultura votata all’autodistruzione deve necessariamente ignorare la visione di Sri Aurobindo ed ecco perché, nonostante l’esiguità del numero dei suoi attuali lettori  e di contrasto la vastità delle sue opere, sia cruciale porne e riproporne  la conoscenza, non come mera testimonianza di saggezza ma piuttosto come missione operativa per realizzare una nuova era, per la prima volta non fallimentare.

Pertanto, anche se il nostro progetto ha subìto un momentaneo rallentamento, tra  pandemie, lockdowns, greenpass ed emergenze climatiche  –   e regnino sovrane confusione, illusione e manipolazione – mentre si addensano ulteriori cattivi segnali  come guerre e crisi economica, diamo ora inizio comunque alla realizzazione del progetto delle Opere Complete di Sri Aurobindo; nonostante, fra l’altro,  il prezzo della carta da stampa sia quasi triplicato e non vi siano altri indicatori che non i nostri auspici che sia un atto da compiere  utile e importante: siamo forse veramente pazzi ?

In questi anni di riflessione, abbiamo portato avanti diverse traduzioni e vorremmo oggi contare anche sulla condivisione di altri materiali già tradotti da altri e sulla loro collaborazione. L’ambiente degli studiosi e dei praticanti lo yoga integrale di Sri Aurobindo è quanto di più lontano sia da un gruppo o scuola organizzata ma ciononostante è nostra speranza ed è auspicabile che intorno all’obiettivo della traduzione e pubblicazione permanente di tutte le sue opere si realizzi di fatto una comunità (d’intenti) provvisoria, superando in positivo le differenze peculiari di ciascuno.

Maurizio Di Gregorio

Nemi, 25-06-2022

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