Sri Aurobindo, metafisico e mistico indiano, poeta e yogi, si distinse anche per il suo impegno politico in favore dell’indipendenza dell’India.
Sri Aurobindo aveva iniziato la pratica dello Yoga nel 1905 a Baroda. Nel 1908 ebbe la prima di diverse realizzazioni spirituali fondamentali. Nel 1910 si ritirò dall’attività politica per rifugiarsi a Pondicherry, allora colonia francese, dove per quarant’anni si dedicò interamente alla sua vita spirituale interiore e al suo lavoro, sviluppando un nuovo metodo di pratica spirituale, che ha chiamato Yoga Integrale. Il suo scopo è una realizzazione spirituale che non solo libera la coscienza dell’uomo, ma trasforma anche la sua natura.
Dopo aver percorso le strade spirituali del passato, aver sperimentato le più svariate esperienze di comunione divina e di realizzazione interiore, Sri Aurobindo si lancia alla ricerca di una più completa esperienza, capace di unire i due poli dell’esistenza, la Materia e lo Spirito. Mentre la maggior parte dei percorsi mistici del passato portavano ad un aldilà che sboccava ineluttabilmente al di fuori della vita terrestre, l’ascesa spirituale compiuta da Sri Aurobindo costituisce il preludio di una discesa della luce e del potere dello Spirito nella Materia, allo scopo di trasformarla. Sri Aurobindo vede (proprio come gli antichi Rishi che composero i Veda) che il mondo manifesto non è un errore o un’illusione che l’anima dovrebbe rigettare per far ritorno al cielo o entrare nel Nirvana: il mondo è la grande scena di una evoluzione spirituale, una evoluzione o avventura della Coscienza per mezzo della quale dall’Incoscienza originaria si va sviluppando una manifestazione progressiva, in divenire, della Coscienza Divina, celata fin dall’origine o involuta nella Materia.
La mente rappresenta la più alta vetta finora raggiunta dall’evoluzione, ma non è l’ultima tappa. L’uomo stesso, afferma Sri Aurobindo, è soltanto “un essere di transizione”. Al di sopra della mente esiste una Supermente o Coscienza-di-Verità, una divina Gnosi supermentale che possiede spontaneamente la luce e il potere della suprema Conoscenza Divina e la cui discesa sulla terra è destinata ad apportare un radicale cambiamento nella vita e nella materia.
LO YOGA INTEGRALE (da una lettera di Sri Aurobindo)
È nuovo rispetto ai vecchi yoga:
1) Perché mira non a un abbandono del mondo e della vita per entrare in un Paradiso o Nirvana, ma a un cambiamento della vita e dell’esistenza che non sia qualcosa di subordinato o incidentale, ma uno scopo distinto e centrale. Se c’è una discesa in altri yoga, non è tuttavia che un avvenimento casuale lungo il cammino o una conseguenza dell’ascesa: l’ascesa è la cosa reale. Qui l’ascesa è il primo passo, ma è un mezzo per ottenere la discesa. L’impronta caratteristica della sadhana è la discesa della nuova coscienza raggiunta dall’ascesa. Anche il Tantra e il Vishnuismo finiscono in una liberazione dalla vita; qui lo scopo è la realizzazione divina della vita.
2)Perché lo scopo ricercato non è un raggiungimento individuale della realizzazione divina per l’individuo in sé, ma qualcosa da ottenere per la coscienza terrestre qui, un compimento cosmico, non esclusivamente supercosmico. La cosa da ottenere è anche la discesa di un Potere di Coscienza (la supermente) che non è ancora organizzato o attivo nella coscienza terrestre e neanche nella vita spirituale, ma che dev’essere organizzato e reso direttamente attivo.
3) Perché è stato raccomandato un metodo, per raggiungere questo scopo, che è totale e integrale quanto il fine che serve, ossia la trasformazione totale e integrale della coscienza e della natura; tale metodo riprende quelli vecchi, ma solo parzialmente e come aiuto immediato. Non ho trovato questo metodo (nel suo insieme) o niente di simile professato o realizzato nei vecchi yoga. Se l’avessi trovato, non avrei sprecato il mio tempo ad aprire faticosamente una strada e fatto trent’anni di ricerca e di creazione interiore quando avrei potuto procedere in fretta e senza rischi verso la meta su sentieri già tracciati, segnati, perfettamente rilevati, lastricati, resi sicuri e pubblici. Il nostro yoga non è un ripercorrere vecchi cammini, ma un’avventura spirituale.
(CWSA, 29, Letters on Yoga, p. 400-401)